140 piccoli paesi, da 3 anni, aspettano udienza.
Il 24 Agosto, poi il 26 ed il 30 Ottobre sono date che hanno segnato per sempre la storia del Centro Italia. Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria: qui nessuno sa ancora bene come si ripartirà dopo il terremoto che in pochi mesi ha ucciso e distrutto in quattro regioni.
Un’ evidenza è chiara. Nè lo Stato nè la sanità italiana hanno fra le mani un piano. “ Un piano B lo devi sempre avere”: questo te lo dicono tutti, dall’agente assicurativo al tuo professionista di fiducia.
Se hai una macchina hai anche una ruota di scorta.
In Italia non esiste alcun piano B al sisma. In Italia il sisma te lo sposi e te lo trascini “fino a che morte non vi separi”. La ricostruzione delle terre mutate non parte, ma forse dobbiamo fare qualche passo indietro.
La percentuale di macerie rimosse è esigua, molti paesi — letteralmente quasi tutti — sono abbandonati a sè stessi. Le Sae, le soluzioni abitative di emergenza, hanno preso il posto dell’architettura, quella vera.
Non c’è il minimo interesse al ripristino del tessuto sociale.
“Non è vero, ad Amatrice la Ferrari di Elkann ha costruito le scuole”. Giusto. Un polo onnicomprensivo intitolato a Sergio Marchionne, qui redivido e ripulito negli intenti, per tener fede alla promessa fatta nel lontano Agosto 2016 alle terre colpite dal sisma.
Si tratta di uno degli sporadici atti di coscienza (postuma) dedicata alle persone. Perchè in fondo la notizia è che qui le persone sono state ancora sepolte, non più solo dal terremoto.
Questa volta non lo ha fatto il sisma, ma lo Stato, la sanità che incentiva più l’uso psicofarmaci, che progetti di lungo e ampio respiro.
E i diritti umani? Se parla poco. Di certo si sa che sono stati lungamente violati. A Fonte del Campo ci sono circa 40 Sae, perlopiù abitate da anziani. Sono incastonate fra le montagne, un cimitero sconquassato fatto di lapidi rotte e loculi in pvc. Si affacciano al paese, completamente distrutto.
Un box doccia frantumato nel 2016 ti guarda come non fosse passato un giorno da allora.
Ciò che ho deciso di raccontare, vale a dire l’attuale presenza del terremoto in Centro Italia, con le sue macerie e i suoi guai, è la testimonianza chiara di come può essere trattato il cittadino dal proprio paese.
I campi di concentramento sono stati fotografati “per non dimenticare”. In Italia non esistono guerre ma silenzi che uccidono i cittadini giorno per giorno, come quella tortura, la goccia medievale.
Ogni giorno, una goccia sulla testa in una stanza chiusa. La burocrazia è quella goccia. Per tutti i cittadini,in particolare per i terremotati. È la tortura di un paese paese che non vuole dare ai suoi abitanti la possibilità di rinascere veramente.
Giulia Scandolara