
Chi ascolta trova, chi osserva vede, chi comprende può comunicare. Comunicare non significa dire “io so”. Comunicare, soprattutto in merito al terremoto, è unire le persone, trasformare la percezione dello stato delle cose e permettere alla cittadinanza italiana di affermare: “noi possiamo capire”. Questo è comunicare: un gesto lento e graduale, ma anche rapido e diffusivo.
Fare un terremoto di etica
Questo sisma in Centro Italia, un terremoto che ormai si chiama solo – e in modo fuorviante – “ricostruzione”, è un caso strano, poco compreso dal resto delle regioni, è un tumore alla pancia del bel paese. I dottori si affrettano. Politici, istituzioni, enti.
Si agitano o si addormentano sulle ferite aperte di questo corpo stanco. Hanno cercato pinze, usato farmaci obsoleti e altri strani arnesi, chiamati “proroghe e decreti”. Niente ha funzionato. Eppure erano tutti medici esperti, fitti di conoscenze e titoloni.
Avete parlato con il paziente?
Tutti capaci, tutti opportuni, tutti sapienti, questi azzeccagarbugli politici, questi tecnici del sapere. In effetti quanta sapienza, nel sapere delle Istituzioni. Così tanta, specifica, perniciosa, da dimenticarsi il dialogo con i terremotati. Quindi la sapienza è diventata saccenza.
“Sappiamo noi cosa serve al Centro Italia”, “sappiamo noi qual’è il bene dei cittadini”, “noi si che abbiamo capito le cose davvero importanti per la salute di questa pancia italiana”. I cittadini ringraziano le istituzioni, ma le istituzioni, non hanno capito – in sostanza – cosa serva, cosa sia cioè “a servizio” dei cittadini stessi. Soprattutto, questi abili prestigiatori istituzionali, non hanno ascoltato le voci di chi per anni ha pregato per essere ascoltato, in merito alla propria terra, ai propri diritti. I cittadini hanno chiesto. Hanno chiesto tutela nel lavoro, tutela per le case, tutela per le scuole, tutela per la sanità. Si tratta poi dei diritti di tutta la cittadinanza italiana.
Sono stati trattati come un problema da risolvere
Le persone non sono problemi da risolvere, sono volti, anime da incontrare che stanno diventando sagome sbiadite. In Centro Italia, i cittadini sono stati trattati “come una grana” oppure sfruttati, ingannati a suon di promesse, traditi a colpi di speculazioni.
Se l’obbiettivo è la tutela dei diritti, si garantisce la rotta verso buoni risultati
Nelle terre del sisma si è pensato (e solo pensato) a ricostruire le case, senza riflettere che il tessuto sociale lo fanno le persone, il loro lavoro, la loro presenza entro una rete di servizi funzionanti. “Lo sanno tutti”. No, lo sa chi sta nel basso della vita. Se le persone abbandonano le zone terremotate, i lupi godranno di intonse villette e silenzio. Uno strano modo di concepire la ricostruzione delle aree attorno ai Monti Sibillini, quelli della Laga e quelli dell’alto Aterno.
Nel frattempo però, mentre le istituzioni si dimenano sul corpo ferito del Centro Italia, sta accadendo qualcosa – pare- sotto gli occhi invisibili delle Istituzioni stesse.
Il surplus cognitivo dei terremotati. Cioè? Dalla ferita alla risorsa.
I terremotati sono i maggiori esperti. Sono abili conoscitori dei decreti, sanno ogni vizio di forma della ricostruzione. Hanno nella pelle ogni omissione e violazione compiuta a loro discapito dai Governi. Ti sanno raccontare la storia di ogni abuso e speculazione. Sanno leggere al meglio tutto ciò che è capitato e sono più abili delle istituzioni a capire perché le cose non funzionano. Non solo. Sono gli unici che sanno anche come dovrebbe funzionare la macchina in grado di “rimettere in salute la pancia dell’italia”.
Feriti, a pancia aperta e con un’operazione in corso da 3 anni, si potrebbero operare da soli. No, un attimo. Lo stanno già facendo.
Nelle terre del sisma sono nati gruppi di resilienza sotto ogni profilo sociale. Si organizzano camminate, si puliscono sentieri, si tengono uniti gli anziani, si aiutano altri cittadini a risalire la china, conoscere gli effetti dei decreti, tutelarsi dagli stessi.
Insomma i terremotati sono i massimi esperti tecnici – e soprattutto pratici – delle nefaste aberrazioni causate, non dal sisma, ma dalle istituzioni. Sono anche i caregivers – gli assistenti medici –di sé stessi. Si stanno auto-curando sotto ogni profilo. Tutto mentre la Costituzione e il valore della cittadinanza italiana affonda senza soluzioni di sorta.
Tracciare una linea di confine: la violazione dei diritti umani
Così come il terremoto in Centro Italia si chiama in realtà “catastrofe” (e non terremoto) perchè ha distrutto il cuore di 4 regioni, così come l’invisibilità in merito al tema si chiama “programma di abbandono”, quello che i Governi hanno attuato alla cittadinanza italiana dopo il terremoto si chiama :
TORTURA: sofferenza fisica o morale, grave preoccupazione o molestia, soprattutto in quanto insopportabilmente prolungate
SADISMO: crudele e perverso compiacimento nel tormentare gli altri
Questo non lo ha fatto il terremoto, l’ha fatto lo Stato Italiano, attraverso 3 Governi per oltre 3 anni.
Per questo motivo Sisma promuove ed è al lavoro, in dialogo con i terremotati stessi, per la stesura della prima Dichiarazione dei diritti umani nel terremoto.