
Fra poco più di 20 giorni ci sarà la ricorrenza di quel 24 Agosto, la prima di tre giornate che hanno per sempre cambiato la vita di 4 regioni e dei suoi abitanti. Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo non saranno infatti più le stesse, dopo la distruzione del 24 Agosto, poi del 26 e del 30 Ottobre 2016. Le scosse seguiranno anche nel Gennaio 2017.
Da quel 2016, per 4 anni e fino ad ora, le persone si sentiranno chiamare terremotati. « Non la posso più sentire questa parola. Ti resta addosso e non te la levi più. Ero una persona, una persona che ora ricordo come fosse un vecchio amico» mi dice un ragazzo delle Marche.
2020: QUANTO MOVIMENTO
Dagli inizi di quest’anno sono accadute molte cose per il Centro Italia del post terremoto ma, di fatto, manca ancora una reale considerazione della fragilità umana, dopo un disastro. Manca inoltre una “messa in sicurezza” delle persone. Non vi è concretamente, e in generale per tutti i cittadini, vista l’omissione della premialità nella recente legge sul SismaBonus al 110%:
«sottolinea l’Associazione ISI, Ingegneria Sismica Italiana, scompare anche la base del calcolo dell’esposizione economica dello Stato dopo un terremoto, ponendo così sullo stesso piano tutti i tipi di interventi strutturali fatti dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021. (…) Inoltre, l’eliminazione della premialità è un’occasione sprecata per sensibilizzare le società nei confronti del rischio sismico.» L’Associazione ha specificato in un comunicato stampa dell’8 Luglio tutti i motivi per cui ciò è da considerarsi un grave passo indietro per la tutela della cittadinanza. «Di fatto, in sintesi, (rende) antieconomico intervenire in maniera efficace e performante (sugli edifici)» , scrive il Presidente, Andrea Barocci. L’effetto “collaterale” è che non vi è tutela della vita umana, ancora, nonostante questi anni di distruzione. Non solo quelli delle scosse, bensì (soprattutto) quelli del post sisma.
SE LA MEMORIA NON DIVENTA INSEGNAMENTO
Non vi è alcuna lezione appresa che dia senso alla sofferenza, quella causata dalle delocalizzazioni, dall’abbandono, dalle sfide impossibili per mano della burocrazia. Anche la Corte dei Conti è infine dubbiosa su una ricostruzione post sisma lenta e farraginosa.
A cosa serve inoltre una ricorrenza, quando la legge non tutela pienamente dal rischio sismico? A cosa serve onorare una data simbolica, per poi perseverare nella dimenticanza delle persone, tutto l’anno?
«Adesso aspetta che arrivi il 24! Tutti che improvvisamente si ricorderanno che esiste il terremoto! Siamo pure sotto elezioni! Voglio vedere quest’anno chi ha il coraggio di fare le passerelle, qui» , urla un’imprenditrice della Valnerina.
DA QUALCHE MESE SEMBRA CHE PARTE
Il terremoto è nella mente, nella pelle non solo per le scosse, bensì per la burocrazia. La ricostruzione procede a rilento e i cittadino lo denunciano da anni.

Il 16 Febbraio 2020 , dopo 3 anni e più di stallo, viene però nominato il quarto commissario alla ricostruzione. È l’Avvocato Giovanni Legnini, il cui consenso nel cratere è decisamente alto fra la popolazione, sfinita, desiderosa di un futuro. «Altro che Farabollini!» esclama verso Giugno una signora di Norcia, ricordando il precedente commissario. « Questo, secondo me “fa”. Sì certo, sono sempre tutti sui social, però si vede che è uno in gamba.» Si riferisce alle copiose dirette streaming attraverso le quali il commissario si mette in contatto con gli attori del territorio, ora i comitati, ora sindaci del cratere, o altre realtà come CGIL Marche (per parlare di appalti e infiltrazioni malavitose).
UNA PAGINA DELLA STORIA
Per il terremoto i mesi che volano da Febbraio a ora rappresentano una pagina storica per molte ragioni. Arriva il Covid-19 e segna “la Storia” con la “S” maiuscola. Tocca però anche la storia locale delle persone, entro una doppia emergenza che rende impossibile il distanziamento sociale nelle SAE. Le piccole soluzioni abitative di emergenza rendono impraticabile il famoso monito “Io resto a casa”. Ma per la prima volta dopo anni, anche se per pochi minuti, è il virus, a riportare l’attenzione nazionale sul cratere terremotato in maniera significativa.

« Con il terremoto potevamo abbracciarci. Questo virus ci ha definitivamente annientati. Sono anni che siamo isolati, ma il Coronavirus è stato forse pure peggio del terremoto, almeno per me. Adesso sono tutti più impauriti. Chi parlava di ricostruzione non dice più nulla». Sono a Castelsantangelo sul Nera e chi mi parla è una piccola commerciante, nei container non distanti dalle SAE e dalle macerie del paese.
UNA RICOSTRUZIONE SOCIAL
Sempre nel 2020 per la prima volta, a causa di questa chiusura dal mondo reale, i cittadini del cratere hanno avuto modo di assistere ai dialoghi che “fanno la ricostruzione” anche se questo, sia chiaro, non è sinonimo di “ricostruzione”. Le dirette streaming del commissario sono però un vero e proprio spartiacque per chi vuole seguire i processi che lo mettono in contatto con il territorio e i suoi protagonisti, dai sindaci ai comitati. Alcuni non se ne perdono nemmeno una per altri, «sono sempre le solite chiacchiere» come mi dice una ragazza di Accumoli.
LE CREPE
Si trema quando, a fine Maggio 2020, il nome del commissario viene ritrovato nelle intercettazioni fatte a Luca Palamara, ex consigliere de Consiglio Superiore della Magistratura, indagato a Perugia per corruzione e nomine truccate all’interno dello stesso CSM. Le ultime notizie a riguardo risalgono al 10 Giugno 2020: «Il cerchio magico del “pr” Palamara: da Fracassi a Legnini. Se il Quirinale c’è batta un colpo». Nessuno però ne parla più. I cittadini del cratere hanno bisogno di sperare, oltre ogni cosa, per portarsi in avanti, superando questi anni e punto.
Dei due (Palamara e Legnini) “sotto la stessa notizia” non si avrà più traccia. Al 25 di Giugno Il Messaggero registra le amarezze del commissario in un articolo riguardante le «conversazioni che Legnini avrebbe avuto con l’ex condirettore della Popolare di Bari, Gianluca Jacobini, finito ai domiciliari proprio per il crac dell’istituto bancario che ha assorbito Tercas e Caripe.» Ma non è una vicenda interessante per l’area del post sisma. Tant’è che oltre le voci che già gridano allo scandalo, molte associazioni rilanciano un “pieno sostegno” per il lavoro del commissario.
A fine Giugno la precarietà degli abitanti del cratere è ulteriormente minata dal taglio del CAS (Contributo di autonoma sistemazione), previsto solo per alcuni. Nell’Ordinanza 670 della Protezione Civile è infatti contenuta una disparità di trattamento tra terremotati per cui il Comitato La terra trema noi no, insieme a un pool di avvocati, farà ricorso al TAR il 4 Agosto. Spiega CentroPagina: «Rischiano di perdere il contributo di autonoma sistemazione tutti i terremotati che hanno comprato casa prima del 2019 nel comune di residenza, in uno dei comuni limitrofi o nel comune in cui si erano trasferiti». Ad ogni brutta notizia, la stabilità interiore è messa a dura a prova e stare traquilli sembra del tutto impossibile. « Ormai ci siamo abituati» mi dice G. che è di Pretare, un tempo “il paese delle fate”.

La sfida più grande, per le istituzioni, è forse riconquistare la fiducia delle persone. «Ne abbiamo viste troppe» continua G «ognuno è arrivato, ha fatto le sue promesse. Come fai a credere ancora a questa gente? Che ce lo dicano: “non vogliamo ricostruire”. Così almeno siamo liberi di decidere, capire cosa fare». C’è chi vuole sperare oltre ogni ragionevole dubbio, chi invece ha già smesso da un pezzo.
Agli inizi di Luglio viene invece bocciato il pacchetto Sisma al Decreto Rilancio . Si tratta di un duro colpo per i cittadini, ma non tardano ad arrivare le rassicurazioni del commissario. Al 17 dello stesso mese, nel Decreto Semplificazioni passa una parte del pacchetto Sisma e dopo un’impennata di ira, torna per un attimo il sereno. Nel cratere è tutto così, un saliscendi di colpi di scena burocratici a cui corrispondono continui sbalzi e sollecitazioni interne.
Infine sembra che intanto a Palazzo Chigi si creino le premesse per il sospirato testo unico sui terremoti, un testo che possa fare tesoro degli insuccessi del passato.

QUALI CONCLUSIONI
Si vuole provare infine a riepilogare alcuni punti noti, affichè dopo questo 2020 si possa pensare a nuove traiettorie che tengano realmente conto degli insegnamenti del passato.
Esiste un catalogo dei forti terremoti, frutto di preziosi anni di ricerca. La memoria dei terremoti ci insegna a conoscere il suolo, la natura del suo scuotimento. Possiamo intendere il ripetersi del sisma nell’interno Paese, a ridosso delle faglie, le fratture della crosta terrestre. Dopo anni pare si ragioni seriamente ad un testo unico, un quadro di norme che orienti in modo definitivo le ricostruzioni dei vari post sisma. Sono ancora in corso quelle di L’Aquila e dell’Emilia-Romagna.
Case e suolo: non basta occuparsi dei danni agli edifici o dello scuotimento del terreno. Gli insegnamenti, in questi anni, in questi secoli, non parlano solo di edifici e territori. Manca il fondamento dell’urbanistica, del tessuto sociale: la vita delle persone. Ci si chiede se non sia arrivato il momento di dedicarsi seriamente anche alla cittadinanza. Quel 24 Agosto, in arrivo per il quarto anno, non servirà a nulla, senza una memoria degli abbandoni, delle ferite, dei traumi.
CIO’ CHE NON SI RICORDA SI RIPETE
Cosa sia accaduto alla mente delle persone, in questi anni, dovrebbe essere la domanda alla base di una ricostruzione sociale. Questa invece latita, manca. Come hanno fatto, i cittadini terremotati, a portarsi oltre il terremoto, la burocrazia, il Covid-19, le speranze tradite?
Forse è tempo di chiedere alle cittadinanze ferite dai vari terremoti, cosa si possa apprendere dalla loro esperienza. Affinché l’abbandono non torni, dopo un ulteriore arduo 2020, serve la cura della memoria, chissà, forse attraverso un fondo o un catalogo, composti dalle voci dei crateri. Come si eviti l’invisibilità dei coinvolti, dopo un disastro, dovrebbe essere argomento dibattuto dalle istituzioni tanto quanto l’aspetto tecnico e normativo.
Oggi la ricostruzione privata del Centro Italia stenta a ripartire e ci si chiede perchè. Siamo sicuri che sia solo una questione di edifici, soldi, leggi?
© Giulia Scandolara